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Musica, cervello e satanismo

Esiste qualche relazione tra l’ascolto della musica, il funzionamento del cervello e la scelta di alcuni individui di aderire al satanismo, dopo aver ascoltato i messaggi contenuti nelle canzoni?


Quando si parla di musica, cervello e satanismo, ci si imbatte in uno degli argomenti più controversi che abitano il panorama del dibattito sociale italiano. Questo perché i casi narrati dalla storia della criminologia degli ultimi decenni, hanno portato alla ribalta vicende di giovani che hanno commesso reati gravissimi in nome di Satana e della sua adorazione.

Basta ripercorrere le vicende delle Bestie di Satana per imbattersi nelle storie di giovani ragazzi e ragazze della provincia di Varese, che nel corso degli anni ’90, trascorrevano le serate a bere, drogarsi, ascoltare musica “satanista”, ed a compiere riti tra i boschi, per onorare il demonio a cui era necessario affiliarsi. Almeno questa la loro narrazione. La vicenda giudiziaria ha invece descritto una realtà ben diversa, parlando di giovani violenti che hanno coperto la loro aggressività con un “finto” satanismo, improvvisando riti che poco o nulla avevano a che fare con l’adorazione demoniaca, trovando una via per giustificare le loro azioni criminali.

Pertanto quando si parla di questi argomenti è bene fare distinzione in un groviglio di concetti che possono portare alla mistificazione invece che a chiarire le idee.

Dibattendo di satanismo giovanile detto anche acido, si affrontano tematiche come l’abuso di alcool, droghe, ascolto di musica “satanica”, il cui mix può portare il soggetto a commettere reati molto gravi.

In particolar modo tra i fattori appena menzionati, la musica viene considerata, da chi studia il fenomeno, uno degli elementi presenti in chi si avvicina al satanismo, convinto di ascoltare nelle parole delle canzoni, messaggi demoniaci ad esso rivolti, messaggi da ascoltare e attuare. Gli stessi componenti delle Bestie di Satana avevano un legame molto forte con la musica Metal, alcuni di loro suonavano in band e componevano testi che inneggiavano Belzebù.

Addirittura in quel periodo, si parlò di canzoni che avrebbero pilotato i membri del gruppo a compiere rituali satanici nei boschi varesini, ascoltando a tutto volume le note delle canzoni di gruppi famosi o da loro composte.

Questo perché la musica è uno dei piaceri della nostra esistenza, il cui ascolto genera emozioni e sensazioni che sono paragonabili all’assunzione di una droga psicoattiva. Il nostro cervello infatti, quando ascoltiamo un brano musicale, si attiva grazie alla presenza di neurotrasmettitori che veicolano le informazioni tra i neuroni. In particolar modo, il cervello rilascia dopamina, un mediatore che interviene sul movimento, sull’attenzione, sull’apprendimento, sul meccanismo del sonno e su quello del piacere e della ricompensa. Quando gli stimoli uditivi entrano nel nostro orecchio, attraversano il talamo, arrivano al lobo temporale e vengono “lavorati” in modo diverso dall’emisfero che si va a considerare.

La parte sinistra del cervello elabora la struttura del brano, le parole ed il linguaggio presente nella canzone, mentre l’emisfero destro si occupa della parte più intuitiva, attivando l’immaginazione e le emozioni ad esse connesse. Pertanto, ascoltando musica, il soggetto si trova immerso in una dimensione rilassante o stimolante a seconda del genere musicale che desidera ascoltare, vivendo emozioni e reazioni corporee completamente diverse.

La scelta di brani rilassanti porta a rilassamento muscolare, riduzione del battito cardiaco e del cortisolo, l’ormone dello stress; la musica ritmata invece migliora l’umore, la motivazione, accelera il battito cardiaco e la reattività.

Data poi l’immediatezza del suo linguaggio, la musica è un veicolo perfetto per accompagnare la trasgressione e suggestionare soprattutto le menti più giovani.


Per alcuni studiosi, la musica sarebbe uno dei più potenti strumenti in mano alla sette, generando il “rock satanico”, un tipo di musica caratterizzato da sonorità violente e contenuti di contestazione. Ma davvero la musica può portare qualcuno a commettere gravi reati?

Innanzitutto è da precisare che il dibattito sull’argomento è molto acceso e non è stato ancora dimostrata la relazione certa tra i contenuti dei testi e le condotte aggressive e antisociali. Sicuramente alcuni testi delle canzoni propongono dei messaggi che inneggiano all’occultismo, alla violenza ed al suicidio, contenendo spesso messaggi criptici e subliminali.

Per alcuni studiosi esiste una stretta relazione fra il satanismo e ed il rock satanico, per altri invece si tratta solamente di fraintendimenti e provocazioni con finalità commerciali.

Di certo la musica permea la vita di tanti adolescenti che trovano in un cantante o in un brano musicale, un riferimento, un modello a cui ispirarsi.

I testi delle canzoni vengono ascoltati e riascoltati, e i ragazzi e le ragazze immaginano di esserne i protagonisti, attivando nella mente narrazioni immaginarie in cui credono profondamente. Se poi le parole della canzone risultano trasgressive, intrise di storie ai limiti del lecito, diventano ancor più interessanti ed attirano maggiormente la loro attenzione.

Questo perché gli adolescenti si trovano ancora in quella fase di crescita in cui necessitano del confronto con gli altri, di trovare quel modello di riferimento in cui rispecchiarsi e tante volte tali modelli, sono ricercati nella tv o nella musica, fonti a cui rivolgersi in modo semplice.


La storia della musica rock riporta esempi di gruppi di fama internazionale che sono stati “accusati” di sostenere nelle loro canzoni, posizioni sataniste o di diffondere messaggi in tal senso. Basta ricordare i Beatles che nel corso degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, furono accusati di cantare canzoni sacrileghe ispirate a influenze demoniache.


Le accuse divennero ancora più evidenti a causa della copertina del disco “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” (1967), in cui appare il volto di Aleister Crowley, ritenuto da molti il fondatore del moderno satanismo.

Crowley, si rese conto dell’importanza della musica per veicolare la parola di Satana tanto da creare un vademecum per avvicinare i giovani alla musica diabolica. In particolar modo per lui, era necessario stimolare l’ascolto di musiche ripetitive, favorire l’assunzione di sostanze stupefacenti e favorire la sessualità sfrenata.

Anche i Rolling Stones si resero protagonisti di numerose polemiche soprattutto con la pubblicazione della canzone “Sympathy for the Devil”, nel cui testo alcuni rintracciavano un chiaro riferimento a Satana, mentre per altri si trattava invece della menzione della natura umana facendo riferimento a fatti storici. Stessa sorte vide come protagonisti i Led Zeppelin, il cui chitarrista Jimmy Page, interessato da sempre all’occultismo, venne criticato anche perché decise di acquistare molti oggetti appartenenti a Aleister Crowley.


L'occultista e scrittore inglese Aleister Crowley ritratto in vesti rituali



Con gli anni Ottanta e Novanta si assistete al progressivo sviluppo dell’Heavy metal, la cui simbologia legata al satanismo diventa sempre più esplicita. Un esempio tra tutti è quello di Marylin Manson, proclamato il moderno Anti-Cristo, le cui canzoni inneggiano alla violenza, alla trasgressione e sono scritte per un pubblico di giovani.


Anche in Italia non mancano esempi di cantanti che hanno visto l’associazione di alcune loro canzoni al mondo delle droghe, dell’occultismo ed in alcuni casi dell’invocazione satanica. Famosissimo fu il caso di Zucchero che nell’album “Miserere” (1992), inserì dopo l’ultima canzone una traccia fantasma, che ascoltata al contrario recitava per tre volte la frase ”Hashish, eroina e droga”. Al tempo degli accadimenti, la casa discografica del cantante non smentì, ma disse che la frase, pronunciata da un cameriere, era stata inserita per divertimento. In tempi recenti invece, può essere menzionato il caso di Maurizio Pisciottu,

in arte Salmo, la cui canzone “Pentacolo” (2012) è stato oggetto di critiche a causa della frase “…firma nel contratto con il simbolo del pentacolo, è perché stai facendo un patto con il diavolo”.

Per alcuni un chiaro richiamo al satanismo; per il cantante invece, un testo provocatorio e che critica il mondo della discografia, nel quale, per avere successo, è necessario scendere a compromessi.

Quello di Salmo è un esempio emblematico di come un testo musicale possa essere interpretato in modo completamente diverso a seconda di chi lo ascolta.

Gli ultimi due esempi che appartengono al panorama della musica italiana, aiutano a comprendere come vengono inseriti nei brani musicali, messaggi provocatori ed i alcuni casi ritenuti satanisti. La scelta dei cantati e delle case discografiche si sposta su due modalità principali: l’inserimento di frasi esplicite o chiaramente collegabili al satanismo, oppure messaggi occulti, tracce fantasma, non percepibili nell’immediatezza.


Ma esistono veramente messaggi occulti nelle canzoni?


Rispondere a questa domanda non è semplice. Di certo all’interno di alcun brani musicali esistono dei backward masking, cioè dei messaggi occulti. Ad un primo ascolto tali messaggi sono percepiti come rumori di sottofondo che per alcuni studiosi avrebbero il potere di influenzare inconsciamente e di manipolare le menti. Si tratterebbe di messaggi subliminali che influiscono sul cervello poco al di sotto della soglia della coscienza e che possono essere inseriti nelle canzoni secondo due tecniche specifiche.

Prima di tutto attraverso i messaggi preconsci, che si ottengono registrando una frase per poi inserirla nel disco ad un volume talmente basso o ad una velocità elevata da far fatica a capire le parole di cui è formata una frase. Molto spesso però si utilizzano i messaggi di mascheramento rovesciato, cioè frasi registrate al contrario e poi inserite nelle canzoni. Non sono distinguibili chiaramente se il disco viene ascoltato normalmente, mentre hanno senso se l’ascolto viene fatto nel senso inverso.

Secondo alcuni studiosi questi messaggi non sarebbero altro che combinazioni acustiche casuali di suoni rovesciati e non messaggi propagandistici inseriti nel testo. Si tratterebbe quindi di interpretazioni forzate del significato di queste parole. Per altri invece, si tratterebbe di messaggi inseriti volutamente, data l’impossibilità di etichettare come casuali messaggi composti da intere frasi. In linea generale è possibile affermare che la controversia è ancora aperta, sia in merito alla presenza o all’assenza di tali messaggi, sia sulla loro concreta capacità di condizionare la mente umana.

Di certo la musica è un canale comunicativo così potente da creare intorno a sé un grande interesse da parte di chi vuole confezionare prodotti che possano suggestionare le menti soprattutto dei più giovani, ma dimostrare che tali brani possano condizionare così profondamente la mente umana è ancora oggetto di studio e approfondimento del funzionamento del cervello umano.

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