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Recidiva e Serial Killer: il caso di Francesco Passalacqua

Sul piano clinico, quelli come lui sono soggetti irrecuperabili, in quanto, allo stato attuale, non esiste una terapia psichiatrica, farmacologia o psicologica, che possa contenerne gli impulsi omicidi. Dunque solo una detenzione infinita può impedire a questi assassini di tornare a colpire, in quanto le loro pulsioni distruttive sono assolutamente inarrestabili dalla loro volontà.

Cit. Prof. Paolo De Pasquali


Martedì 9 gennaio 2024 il 55enne Francesco Passalacqua viene arrestato presso Vergato, in provincia di Bologna, per i reati di violazione di domicilio, porto abusivo d’armi e tentato omicidio di un agricoltore di 65 anni nel cortile della sua abitazione, presso la frazione di Tolè, all’alba di giovedì 4 gennaio. Nonostante possa sembrare un semplice caso di cronaca, a destare scalpore è il fatto che l’uomo responsabile dell’aggressione è un assassino seriale, divenuto noto con il nome di “serial killer della Riviera dei Cedi” in quanto responsabile di quattro brutali omicidi accorsi in Calabria negli anni ’90. Per il primo, l’uomo era stato condannato a 24 anni di detenzione, mentre per gli altri tre alla pena dell’ergastolo nel maggio 2000, divenuta poi definitiva nel 2001. Un soggetto, secondo coloro i quali lo avevano periziato, affetto da disturbo antisociale di personalità e da un leggero ritardo cognitivo, ma perfettamente in grado di affrontare il giudizio.


Nato a Scalea, Cosenza, e terzogenito di una famiglia contadina con sei figli, viene considerato l’unico serial killer calabrese del Secondo Dopoguerra, il quale ha compiuto i suoi omicidi nella zona dell’Alto Tirreno cosentino compresa tra le località montane di Verbicaro e Marcellina. Le vittime, tutti uomini colpiti completamente a caso e per il solo piacere di uccidere, sono l’autotrasportatore 45enne Mario Montaspro (3 aprile 1992), e gli agricoltori Salvatore Belmonte (16 marzo 1997), Francesco Picarelli (15 aprile 1997) e Michele Vito Resia (28 aprile 1997), rispettivamente di 59, 63 e 72 anni. Le modalità di uccisione sono diverse. Montaspro è stato infatti lapidato con una base di marmo per ombrelloni che gli ha fracassato la testa, Belmonte è stato inforcato e ucciso con un piede che gli ha schiacciato il capo mentre Picarelli e Resia vengono uccisi con una pistola, la stessa che Passalacqua ha sottratto a Belmonte dopo essere penetrato nella sua abitazione. Il primo ha ricevuto un colpo di pistola alla tempia e al cuore, mentre il secondo è stato sfigurato con tre diversi colpi al viso.


La sua potenziale quinta vittima è il 65enne scampato alla sua furia omicida, il quale ha avuto la prontezza di reagire con forza all’aggressione così da venire colpito in modo non letale all’addome e al braccio sinistro, mentre si trovava con la moglie. È stata proprio quest’ultima ad allertare i soccorsi che lo hanno poi trasportato presso l’ospedale Maggiore di Bologna, dove i medici hanno previsto una prognosi di 30 giorni per le ferite riportate. Grazie alle immagini girate dalle telecamere di videosorveglianza installate nella zona, oltre che alla catenina d’oro con crocifisso annesso appartenente al serial killer e rinvenuta sporca di sangue dalla polizia, è stato possibile risalire a Passalacqua: strappata dal suo collo durante la colluttazione con la vittima, aveva impigliati nelle maglie i peli del serial killer, rivelatisi determinati per effettuare l’esame comparativo del DNA necessario ad identificarlo. Dopo aver acquisito la sua fotografia, questa è stata mostrata dai carabinieri alla vittima, la quale ha riconosciuto il proprio aggressore. Una volta arrestato, Passalacqua ha ammesso le sue responsabilità, senza tuttavia dare spiegazioni sul movente, ed è stato condotto nella Casa Circondariale “Dozza” di Bologna, a disposizione dell’autorità giudiziaria, visti i suoi precedenti, la pericolosità sociale e il pericolo di fuga.


Stando a quanto ricostruito da alcuni testimoni, si sarebbe aggirato in bicicletta nei dintorni dell’abitazione dell’uomo che ha poi aggredito, nonostante non lo conoscesse e non lo avesse nemmeno mai visto. L’ennesima, potenziale, vittima casuale.





Da un punto di vista del profilo criminologico, Francesco Passalacqua è sicuramente un serial killer, avendo ucciso almeno due vittime in eventi separati, come prestabilito dalla definizione contenuta nel “Simposio multidisciplinare dedicato all’omicidio seriale” del 2005. Più precisamente, egli è uno dei 119 assassini seriali italiani individuati dal criminologo Ruben de Luca come operanti nel periodo compreso tra il 1951 e il 2000. Come comunemente accade agli assassini seriali, anche Passalacqua giunge all’omicidio seriale al culmine di un percorso fatto di crimini che vanno dalle lesioni personali a reati di tipo predatorio, cosa di cui si sarebbe fatto vanto in più di una occasione, stando alle testimonianze di chi lo conosceva. La scia di morte da lui provocata si interrompe, infatti, proprio a seguito di un arresto legato al furto alcuni animali, avvenuto giovedì 4 settembre 1997. Ed è a seguito di questo fatto che, dopo pochi mesi, confessa tutti gli omicidi da lui commessi. Come nella maggior parte dei serial killer italiani è un “predatore solitario” che agisce per lo più in provincia e in piccole città, mentre anomala è la categoria di persone da lui colpite. Infatti, mentre nella maggior parte dei casi le vittime sono donne, seguite poi dai bambini, tutte le persone uccise da Passalacqua sono uomini adulti che per lui valgono come “sostituti paterni sui quali scaricare il proprio odio di natura edipica”, secondo quanto dichiarato dal professore Paolo De Pasquali, psichiatra, criminologo e docente universitario. È un serial killer disorganizzato ed edonista. Ha infatti un’intelligenza sotto la media, non possiede una qualifica precisa dal punto di vista lavorativo (vivendo, infatti, per lo più di espedienti), non pianifica le sue uccisioni e colpisce sia persone conosciute (come nel caso della prima vittima Monstaspro) che soggetti mai visti prima, non occulta i cadaveri delle vittime che colpisce con improvvisa violenza e con armi improvvisate. I suoi omicidi avvengono perché gli procurano piacere, oltre che guadagni di tipo materiale (denaro e animali), ma soprattutto anche perché gli procurano brivido. Francesco Passalacqua, inoltre, era stato indagato recentemente anche per alcuni incendi appiccati nella zona in cui è avvenuta l’ultima aggressione. Questo sembra essere in linea con un altro elemento generalmente presente nella personalità degli assassini seriali: la fascinazione per la piromania. Come ipotizzato nel 1963 da John MacDonald, essa è una degli elementi che può predire il comportamento di un futuro assassino seriale laddove si presenti durante l’infanzia, assieme alla crudeltà verso gli animali e all’enuresi notturna dopo i 6 anni di età.


La notizia del suo nuovo arresto ha destato perplessità, come tra l’altro sottolineato dal primo cittadino di Vergato, Giuseppe Argentieri, in quanto Passalacqua ha commesso questo tentato omicidio mentre si trovava in libertà vigilata, ottenuta nel 2021 al fine di scontare gli ultimi cinque anni di pena assieme al fratello, poi deceduto, e alla figlia, presso una comunità per persone fragili prima ad Argelato e poi, da circa un anno, a Vedegheto, nel bolognese, abitando in una locale canonica. Questa misura di sicurezza personale non detentiva contemplata dall'Art. 228 del codice penale italiano, è infatti applicabile anche a soggetti macchiatisi di reati particolarmente gravi, in base a quanto ordinato dal magistrato di sorveglianza nei casi stabiliti dalla legge e anche in alternativa con le altre misure detentive. Godendo degli sconti di pena accordati dalla normativa vigente, anche un serial killer può essere ammesso alla libertà vigilata a patto che rispetti gli obblighi di condotta atti ad evitare o limitare le occasioni di commissione di nuovi reati, come imposto dal giudice. Allo stesso tempo l’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna (UEPE) svolge nei suoi confronti interventi di sostegno e di assistenza finalizzati al suo reinserimento sociale, da agevolarsi mediante il lavoro.


Non si può accettare, si può mettere fuori una persona così?”, questo il commento della sorella di Mario Montaspro, la prima vittima di Passalacqua, alla notizia di quanto avvenuto in provincia di Bologna. Anche perché il caso del serial killer calabrese è l’ultimo tra i tanti, troppi casi italiani che hanno visto soggetti appartenenti alla medesima casistica criminologica ritornare in libertà e commettere altri gravi reati. Impossibile non riportare il pensiero al caso di Angelo Izzo, ma anche a quelli di Roberto Succo, Maurizio Minghella e Bartolomeo Gagliano.


Tutti soggetti che, esattamente come è stato definito Passalacqua da chi gestisce la comunità presso cui era ospite, erano stati considerati “esemplari” nel loro percorso di recupero, data la loro capacità di manipolare l’autorità preposta a conferire loro la libertà. Ciò dovrebbe stimolare “una seria riflessione” su come viene declinata in Italia la pena per soggetti che si macchiano di reati così gravi e reiterati nel tempo, come suggerito dal sindaco di Verbicaro in carica al tempo dei primi omicidi di Passalacqua, il quale si prodigò in prima persona affinché il serial killer venisse individuato e condannato: “Oggi come allora mi chiedo come sia possibile che un omicida venga lasciato libero di girovagare tra campagne, calanchi e abitazioni senza controllo”.


La riposta a tale quesito può essere individuata nella finalità della pena convenzionalmente vigente in Italia. L’Art. 27 co. 3 della Costituzione, infatti, sancisce che “le pene devono tendere alla rieducazione del condannato”. In conformità con tale dettato costituzionale, la Legge 354/75 che disciplina le “Norme sull'Ordinamento Penitenziario e sull'esecuzione delle misure privative e limitative della libertà”, prestabilisce come la finalità dell’espiazione della pena sia finalizzata alla rieducazione del condannato e al suo reinserimento armonico nella società, attraverso un programma di trattamento individualizzato, evitando al contempo episodi di recidiva grazie alla sua attività preventiva speciale positiva.


La stessa giurisprudenza negli anni ha subito un’evoluzione volta ad affermare la supremazia del principio riabilitativo su ogni altra funzione prevista dalla sanzione. Se nel 1974, un anno prima dell’introduzione della nuova Legge sull’Ordinamento Penitenziario, con la sentenza n.264 la Corte Costituzionale stabiliva che “Non vi è dubbio che dissuasione, prevenzione, difesa sociale, stiano, non meno della sperata emenda, alla radice della pena”, 44 anni dopo, con la n. 149 del 2018 ha invece affermato che “La funzione rieducativa della pena risponde ad un imperativo costituzionale e la rieducazione deve intendersi come fondamentale orientamento della pena all’obiettivo ultimo del reinserimento del condannato nella società”.


La casistica degli assassini seriali, tuttavia, presenta peculiari criticità rispetto ad altre categorie di detenuti. In primis, il fatto di adattarsi positivamente alla vita in carcere, fatta di orari rigidi e schemi fissi, può per l’appunto essere scambiato per un “cambiamento” della personalità del serial killer tale da far pensare che egli sia stato “recuperato” e possa così essere pronto a tornare in società. Non solo, tra questi anche il divenire prigionieri modello seguendo alla lettera le regole che vengono fornite loro, riscoprendo la religione e partecipando ad attività lavorative e di aiuto per gli altri detenuti, così da sperare di compiacere i propri carcerieri al fine di ottenere i benefici necessari a tornare in libertà. Questo è accaduto anche negli Stati Uniti, dove similmente a quanto descritto precedentemente nel caso dell’Italia, il serial killer Henry Lee Lucas, ad esempio, una volta ottenuta la libertà condizionata dopo aver ucciso la madre, appena rilasciato mise in atto una serie di omicidi brutali in tutto il Paese.


Eppure i dati parlano chiaro: il proferror Michael G. Aamondt, curatore del “Serial killer Database Research Project” (SKDRP) promosso da due atenei americani, la Radford University e la Florida Gulf Coast University, riporta come la diminuzione del numero di serial killer negli Stati Uniti sia dovuto anche per la maggiore severità nel concedere la liberazione anticipata sulla parola ad assassini potenzialmente preposti a diventare seriali, categoria cui appartengono, ad esempio, i già citati Succo e Izzo. Infatti, dal 1950 in poi, negli Stati Uniti il 16,8% degli assassini seriali ha ucciso nuovamente dopo essere stato scarcerato a seguito di un omicidio. La relazione tra sentenze di condanna più lunghe, così come di assenza di benefici e sconti di pena in grado di rimetterli in libertà, e la riduzione della frequenza di serial killer, è confermata anche dal fatto che il 79% dei serial killer statunitensi ha trascorso del tempo in carcere prima di commettere il primo omicidio della serie.


Sarebbe forse necessario, di conseguenza, come già dichiarato nel 2013 dal magistrato e giurista Vladimiro Zagrebelsky a seguito dell’evasione del sopracitato Bartolomeo Gagliano, che benefici e misure premiali e di sicurezza previsti dalla legge venissero modificati e concessi con prudenza in base al caso da affrontare, soprattutto se, come per Passalacqua, si parla di serial killer. Anche perché la stessa Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, questa volta nel caso di Angelo Izzo, si era già espressa condannando il nostro Paese per l’insufficiente considerazione della personalità del condannato tenuta dai magistrati di sorveglianza che gli avevano concesso la semi-libertà con il quale il “Mostro del Circeo” era tornato ad uccidere.


FONTI


Badolati, A. (2024, 10 gennaio). L’insospettabile vita del serial killer Francesco Passalacqua di Scalea nel Bolognese: il piacere diabolico nell'uccidere. Gazzetta Del Sud. https://cosenza.gazzettadelsud.it/articoli/cronaca/2024/01/10/linsospettabile-vita-del-serial-killer-di-scalea-nel-bolognese-8563b3b6-8368-4e66-b0c4-e6692b6824f0/


Badolati, A. (2024, 9 gennaio). La storia di Francesco Passalacqua, il serial killer di Scalea che ammazzava per “gusto”. Gazzetta Del Sud. https://cosenza.gazzettadelsud.it/articoli/archivio/2024/01/09/la-storia-di-francesco-passalacqua-il-serial-killer-di-scalea-che-ammazzava-per-gusto-515f4f90-e921-4dd1-9286-7369e7c840b9/


CalNews. (2024, 10 gennaio). Omicidio Montaspro: la sorella Maria racconta come sono andati i fatti. [Video]. YouTube. https://www.youtube.com/watch?v=E5oPoO6nK-c


Cribari, M. (2024, 9 gennaio). Il ritorno di Francesco Passalacqua, l’assassino che terrorizzò la Riviera dei Cedri. Lacnews24.it. https://www.lacnews24.it/cronaca/il-ritorno-di-francesco-passalacqua-l-assassino-che-terrorizzo-la-riviera-dei-cedri_182989/


De Luca, R. (2021). Serial killer: Da jack lo squartatore ai mostri di Rostov e di Foligno, una lunga linea di sangue attraversa l’Europa. Newton Compton Editori.


Di Leonardo, N. (2024, 10 gennaio). Pluriomicida arrestato a Tolè, la sorella di una vittima: “Si può mettere fuori una persona così?”. BolognaToday. https://www.bolognatoday.it/cronaca/Francesco-Passalacqua-killer-riviera-cedri-omicidio-montasprto.html


Di Leonardo, N. (2024, 11 Gennaio). Francesco Passalacqua, il killer che mira alla testa: quattro morti senza movente?. BolognaToday. https://www.bolognatoday.it/cronaca/francesco-passalacqua-omicidi-killer.html


Di Leonardo, N. (2024, 9 gennaio). Accoltellato a Tolè: l’aggressore ha ucciso 4 volte, torna in carcere il “serial killer della Riviera dei Cedri”. BolognaToday. https://www.bolognatoday.it/cronaca/agricoltore-accoltellato-tole-francesco-passalacqua.html


Lucarelli, C., & Picozzi, M. (2015). Serial killer: Storie di ossessione omicida. Edizioni Mondadori.


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