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Immagine del redattoreSilvia Bassi

Pluriomicidio a Rivarolo Canavese: quattro persone uccise da un 83enne

Nella serata del 10 aprile, in un appartamento di un paese in provincia di Torino, si è consumata una vera e propria strage. L’83enne Renzo Tarabella ha preso la sua pistola semiautomatica calibro 9 legalmente detenuta e ha sparato più colpi uccidendo la moglie 79enne, il figlio disabile di 51 anni e, in un secondo momento, i due proprietari dell’abitazione. A dare l’allarme è stata la figlia dei due coniugi assassinati, che non riusciva a mettersi in contatto con loro, anche dopo numerosi tentativi. Allertate le forze dell’ordine sono iniziate le ricerche: essendo Tarabella l’unico condomino a non rispondere, verso le tre di notte i carabinieri hanno deciso di fare irruzione nell’appartamento. In quel momento, il pensionato ha tentato il suicidio puntandosi l’arma verso il volto e ha premuto il grilletto. Al momento è ricoverato in gravissime condizioni all’ospedale San Giovanni Bosco di Torino.

Da una prima ricostruzione l’assassino, verso l’ora di cena, avrebbe dapprima aperto il fuoco contro i familiari per poi chiamare e uccidere i vicini Osvaldo Dighera e Liliana Heidempergher, rimanendo con i 4 corpi fino all’arrivo dei militari. Sono in corso le indagini nel tentativo di ricostruire la dinamica del pluriomicidio e la motivazione che ha spinto Renzo Tarabella a coinvolgere i due coniugi vicini di casa.


La Dott.ssa Silvia Bassi, Direttrice Scientifica del Centro Studi Scienze Forensi, a proposito dichiara:

“Esistono sempre una o più motivazioni, più o meno futili o derivanti da patologie psichiche o neurologiche, che portano una persona a commettere un omicidio, il raptus di follia non esiste. Anche in questo caso le indagini cercheranno di trovare il motivo che ha spinto l'uomo ad uccidere il figlio, la moglie e i vicini di casa.
Per quanto riguarda l'omicidio endofamiliare, che nel nostro territorio è un fenomeno endemico oltre che epidemiologico, tendenzialmente se a commetterlo è il padre, nella maggioranza dei casi si suiciderà dopo aver ucciso i suoi famigliari”.


A cura di:

Sofia Paitosky

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